L’accettazione comprende l’esperienza basilare di essere preso in considerazione in maniera positiva, di ricevere attenzione, amore, di essere protetti e curati. Tale concetto, assieme a quelli di empatia e di congruenza, sono stati individuati da C. Rogers come elementi indispensabili per la riuscita di una terapia. In base ai risultati di una ricerca di Portera (1997), si sono rivelati come bisogni fondamentali per il sano sviluppo della personalità: nessun soggetto può rinunciare al loro appagamento.
Il bisogno di essere accettato a prescindere dalle proprie modalità comportamentali o da aspetti esteriori (come colore della pelle, religione, lingua, idee politiche), in maniera appunto incondizionata, è un’esperienza indispensabile per ogni soggetto ed assume una significanza ancora superiore in contesto migratorio o multiculturale. Nel settore educativo spesso si confonde l’accettazione, che è incondizionata, va sempre data alla persona, all’essere umano, con l’essere d’accordo, che dipende di volta in volta. La persona di riferimento (educatrice o insegnante) dovrebbe riuscire a soddisfare tali bisogni del bambino, anche nei casi in cui non condivide alcune sue idee o modalità comportamentali: dovrebbe dare accettazione e riconoscimento in modo gratuito, senza condizioni o ricatti. La mancanza o l’insufficiente accettazione da parte degli educatori principali (nel senso anche di “amore condizionato”), possono causare lo sviluppo di personalità nevrotiche, con gravi disturbi psicologici a livello cognitivo, emotivo o comportamentale. I disturbi possono riguardare il settore dell’autostima e manifestarsi sia come mancanza di autonomia, e ricerca disperata di approvazione da parte dell’ambiente sociale circostante (piegandosi alle opinioni e alle decisioni degli altri), sia mediante lo sviluppo di impulsi aggressivi, distruttivi (distruzione di oggetti, aggressione a persone) o autodistruttivi (anche in forma di dipendenza da droghe).
Agostino Portera