All’origine dell’esperienza religiosa di Ebraismo e Cristianesimo vi è la “rivelazione” di Dio.
Questa avviene come Parola di Dio espressa in parole umane. La Bibbia è la raccolta di testi che esprimono la Parola e che risultano pertanto “ispirati” da Dio.
La Bibbia ebraica è costituita dalla Torà (insegnamento) formata a sua volta dai primi cinque libri (Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio), dai Nevihim (profeti) e dai Ketuvihim (scritti).
L’alleanza tra JHWH e gli ebrei si traduce poi in un insieme di leggi. Accanto alla Torà scritta si è nel tempo formata una Torà orale che ha dato vita allo studio (Talmud), costituito da insegnamenti da ripetere e commentari. Il Talmud può presentarsi come regola da seguire (Halakah) e come racconti (Haggadah). La lettura e lo studio della Torà è per gli ebrei un’osservanza fondamentale e un atto di culto.
Il cristianesimo considera come Parola di Dio oltre alla Bibbia ebraica anche i Vangeli (in numero di quattro, rappresentano il racconto e l’interpretazione della vita di Gesù di Nazaret, considerato dalle comunità cristiane come Messia e Cristo ovvero lo “scelto” da Dio), gli Atti degli apostoli (opere finalizzate a testimoniare la fede dei discepoli di Gesù di Nazaret), le lettere di alcuni apostoli, l’Apocalisse (rivelazione).
La Bibbia è pertanto una raccolta di libri che si è formata nell’arco di un millennio, che raccoglie forme e generi letterari diversi, redatto in lingue differenti – ebraico, aramaico, greco – con una composizione che varia a seconda delle confessioni cristiane.