Fenomeno in base al quale una persona, oltre alla prima lingua, possiede un’analoga competenza in uno o più codici linguistici e può esprimere uno stesso significato in più lingue.
I due sistemi, tuttavia, raramente sono posseduti in modo perfettamente uguale; la maggioranza dei bilingui, infatti, presenta uno squilibrio tra di essi. Si avrà così, generalmente, una lingua principale nella quale ci si identifica e nella quale si pensa, ed una o più lingue utilizzate secondo una varietà di gradazioni.
Nel caso del bilinguismo composito, una lingua tende a prevalere e serve da “traduttore” per esprimersi nell’altra. Si parla invece di bilinguismo coordinato quando i due sistemi sono indipendenti.
Si diviene bilingui o acquisendo la seconda lingua contemporaneamente alla prima, in ambito familiare o comunque nella prima infanzia; oppure, nel caso di minoranze, entrando a scuola e imparando, oltre alla propria (L1), anche la lingua della società di accoglienza (L2); infine da adulti con il contatto diretto con una società che la utilizza.
Si ha bilinguismo sociale quando un gruppo utilizza due lingue come mezzo di comunicazione.
L’educazione bilingue consiste nell’insegnamento dispensato in due lingue, di cui una è normalmente la prima lingua degli alunni. Nel caso degli immigrati, esistono programmi bilingui (più o meno istituzionalizzati nella scuola), destinati a facilitare l’apprendimento della L2 e contemporaneamente conservare la L1 per la sua importanza affettiva e culturale.
(Osgood)
Milena Santerini