Non è un racconto nè una poesia. un ricordo.
Nel 1968 venne a trovarmi a Bari mio cugino Tito, da Buenos Aires.
Tra noi parlavamo in inglese perchè sua madre, sorella di mia nonna, di Pola, emigrò in Argentina nel 1911, ed era allora suddita di Sua Maestà Imperiale e Regale. Non aveva l’Italiano come lingua madre, ma il veneto Istriano /Dalmata della Marina Imperial Regia.
Così Tito nacque in Argentina e della vecchia terra imparò solo qualche parola delle ninne-nanne in vecchio veneto degli Schiavoni.
Ma, il mondo è piccolo, portai Tito all’Istituto di Fisica dove ero studiavo, parlando sempre in Inglese . Lì bussai alla porta del dipartimento di Elettronica e il suo responsabile Ing Josè Guerci, di Cordoba, mi chiese in barese “Kekk..vuoi” perchè fra noi parlavamo sempre in Barese.
Poi vide mio cugino e si fermò sorpreso: “Josè ti posso presentare il Professor Tito Andreis dell’Università di La Plata, mio cugino?” E finimmo il pomeriggio bevendo mate, che Josè si faceva venire da casa, e parlando in Spagnolo, Inglese, Istriano, Barese e , ma sì, anche Italiano.
Bruno Chiaranti