Sin dall’antichità con cultura si intendeva “il bene più prezioso che sia dato agli uomini”. Il significato originario di cultura deriva dal greco paidéia, che indica sia l’azione educativa sia il suo risultato; in latino è stato tradotto con Humanitas, limitandone l’ambito e suscitando anche delle ambiguità. Esiste una disciplina che si è interamente dedicata alla ricerca ed alla definizione di tale termine: l’antropologia culturale. Sia per l’antropologia sia per la pedagogia con la parola cultura non si intende quella degli studi classici (o umanistici), bensì tutto ciò che concerne l’uomo e tutto ciò che egli ha prodotto: conoscenze, codici, regole, rappresentazioni, valori, costumi, comportamenti, interessi, aspirazioni, credenze, miti, pratiche religiose.
In contesto interculturale le culture sono da considerarsi come delle entità altamente dinamiche ed in continua evoluzione. Nel momento in cui si descrivono differenze culturali, si effettuano delle “fotografie”, sicuramente vere, valide ed importanti, ma che permettono solo una visione parziale e statica di una realtà complessa. Spesso si commette l’errore di identificare dei confini politici (ad es. quelli di uno stato nazionale) con l’identità culturale: la cultura non si lascia contenere all’interno di un filo spinato. Un successivo errore scaturisce dal credere di poter conservare (o perdere) la propria cultura. La cultura, come l’identità, non si può né acquisire da un momento all’altro, né tantomeno perdere: si tratta di un processo di continua trasformazione, mediante il quale, lungo tutto il corso della vita, più o meno consciamente, si abbandona qualcosa per interiorizzarne un’altra.
FLORES D’ARCAIS, G.
Agostino Portera