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DIASPORA (tipologie)

Una minoranza diaspora con una singolare storia, che viene annoverata generalmente tra le minoranze non territoriali, è quella del popolo ebraico. Questa minoranza, spazialmente dispersa, caratterizzata dalla sua volontà di permanenza attraverso la trasmissione di una eredità storico-culturale il cui fattore religioso è fondamentale, viene considerata minoranza particolarmente a motivo delle politiche di discriminazione e genocidio di cui ha fatto l’oggetto e dei pregiudizi e stereotipi diffusi dall’antisemitismo. Tra le minoranze-diaspore possono essere annoverati gli armeni, i palestinesi, i kurdi ecc.

Gli zingari non hanno che dei paesi di accoglienza : essi non hanno paesi di ritorno, nè paesi ai quali avere ricorso, nemmeno in maniera simbolica. Non esiste la “Nomadilandia” ; per conseguenza non esistono né consolati né accordi bilaterali. Il territorio dello zingaro è in lui stesso e le frontiere non sono che psicologiche. Gli zingari sono dispersi per costituzione. Anche se è per nulla provato che la loro migrazione sia stata all’origine politica o successiva a un disastro e anche se essa non è stata trasmessa della memoria collettiva come una catastrofe le popolazioni zingare possono essere considerate come una diaspora. Le popolazioni zingare sono stigmatizzate due volte : sono considerate particolarmente straniere dal punto di vista culturale dalle popolazione maggioritarie a cultura sedentaria, e fanno parte delle categorie socialmente escluse. Esse formano un mosaico di piccoli gruppi diversificati, mosaico mobile, la cui configurazione cambia costantemente. Nulla è generalizzabile in materia di origine, di storia, di lingua, di mestieri, ecc. Tra i “diversi” lo zingaro è il più colpito dal pregiudizio e dall’intolleranza.

Sotto l’aspetto socio-politico e sociologico anche gli immigrati, specialmente se appartengono a comunità di diversa religione da quella dominante nel paese di insediamento e/o provenienti da paesi già da quest’ultimo colonizzati, possono diventare minoranze etno-culturali e religiose, qualora vi si insediano in modo permanente, vogliono salvaguardare dei tratti di differenziazione della popolazione maggioritaria e mirano all’uguaglianza di fatto e di diritto con essa. Per l’importanza del loro numro possono formare una minoranza rappresentativa di cui lo stato e la popolazione stessa devono tenere conto. In rapporto alle minoranze che sono state definite “storiche” (in relazione alla formazione storica e politica dello stato-nazione), queste ultime “minoranze” sono definite “minoranze di formazione economica”, a causa della loro origine (migrazioni di lavoro).

Alla maniera delle speci animali e vegetali repertoriate sul pianeta (circa 1.700.000), la specie umana (7.500 etnie) è in mutazione. Certe comunità sono sparite, sia per calamità naturali, sia per assorbimento. Le prime hanno generato l’estinzione, le seconde la mescolanza fisica. Oggi i popoli sono la risultante di un meticciato antropologico al quale manca la coscienza della fusione già avvenuta.

Antonio Perotti

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