Comprende, nei paesi in via di sviluppo ma non solo, sia una miriade di mestieri urbani (venditore ambulante, bracciante a giornata) che molti lavoratori artigianali ed occupati in piccole fabbriche che producono come subcontrattiste di società transnazionali. Ad esempio in India e Pakistan il 75% degli addetti all’industria manifatturiera lavora nel settore informale. Nell’Africa sub-sahariana il settore informale comprende il 60% della forza lavoro urbana.
Il settore informale in economia è strettamente collegato al processo di globalizzazione ed alla logica della flessibilizzazione e deregulation del mercato del lavoro.
Nel settore informale dell’economia (settore che, come dice il nome, difficilmente entra nei calcoli ufficiali dei bilanci e delle statistiche economiche nazionali) vanno di per sè comprese anche tutte le attività illegali (più o meno organizzate) che prosperano con nuove modalità e maggiore libertà nel non-spazio del mercato globale.
Altri studiosi sottolineano la valenza positiva (in particolare in Africa) del settore informale intravvedendo in esso il germe di una nuova economia non-di-mercato (il dopo-sviluppo) fondata sul dono, sulla reciprocità, sulla relazione sociale, sul rifiuto della logica del mercato ad impianto neoliberista.
Aluisi Tosolini