A differenza della simpatia o dell’antipatia, l’empatia così come sviluppata da C. Rogers, si riferisce alla capacità di comprensione profonda della persona con la quale si sta interagendo, al tentativo di immedesimarsi, di mettersi nei panni degli altri, di calarsi nell’altro possibilmente senza atteggiamenti preconcetti o stereotipi. Ma, a differenza di ciò che si crede nel settore pedagogico, essere empatici significa anche “mantenere una certa distanza”, non perdere il contatto con i propri sentimenti, le proprie idee e le proprie emozioni. In sintesi si tratta di avvicinarsi il più possibile all’altro per conoscerlo da vicino, cercando anche di non perdersi nell’altro, di rimanere fedeli a se stessi. Il modo migliore per realizzare il bisogno di empatia potrebbe consistere in un confronto interpersonale aperto e senza preconcetti (come quello “io e tu” postulato da M. Buber), in cui entrambi i soggetti cercano di entrare in contatto fra loro, senza paura di estraniazione e senza la pretesa di costringere l’altro a pensarla allo stesso modo.
Nel settore migratorio o di pluralismo culturale si assiste sempre più frequentemente a casi in cui è difficile soddisfare tale basilare bisogno. Nonostante tale principio sia fra i più fondanti della pedagogia interculturale, nonostante la comprensione empatica di tipo interattivo con l’ambiente sociale circostante (Mitwelt) in emigrazione assuma una importanza particolare, essa è molto più difficile da realizzare poiché molti dei vissuti, dei sentimenti e delle modalità comportamentali dei soggetti stranieri non possono essere compresi mediante categorie prestabilite, stereotipe e culturalmente rigide. Da ciò possono scaturire disagi evolutivi e disturbi comportamentali. Nel caso in cui gli educatori trasmettono messaggi del tipo: “noi riusciamo a capirti meglio di te stesso” e “solo ciò che noi proviamo e sentiamo è giusto”, si assiste ad un impedimento nel riconoscimento dei propri sentimenti e emozioni: il modo migliore per divenire stranieri anche a se stessi.
ROGERS, C. R.
Agostino Portera