Mentre il termine esogamia indica il matrimonio tra persone definite sulla loro distanza sociale (classe sociale, classe di età. distanza geografica,…), la nozione di coppia o famiglia interetnica tiene in conto la distanza etnica, religiosa, culturale, linguistica tra i coniugi: questo tipo di matrimonio e la famiglia che ne risulta vengono spesso definite con i termini di matrimoni “misti” o matrimoni “interculturali”.
Nella sua utilizzazione più comune, in statistica demografica e in storia dell’immigrazione, il termine di matrimonio misto indica il matrimonio binazionale (cioè di mista nazionalità) che unisce due persone, di cui una nazionale e l’altra straniera.
Questa semplicità giuridico-amministrativa, facilmente reperibile e quantificabile dalle statistiche dello stato civile, è tuttavia ingannevole, soprattutto quando si analizzano i matrimoni tra stranieri e nazionali come prova di assimilazione o di integrazione alla comunità nazionale: il coniuge “nazionale” può essere infatti della stessa nazionalità di origine del coniuge straniero, naturalizzato (vedi naturalizzazione) più o meno recentemente.
Una definizione di coppia o famiglia mista è stata data dalla ricercatrice B. COLLET, nota studiosa francese dei matrimoni misti: “Ogni unione coniugale, legale o di fatto, implicante due persone di sesso differente, appartenenti a nazionalità distinte o divenute distinte; aderenti o avendo aderito a religioni differenti, discendenti di etnie o razze (nel senso della fenotipia) differenti; se l’una o più di queste differenze attuali o passate sono percepite da almeno uno dei “partner”, come una fonte di difficoltà legali, sociali, culturali o affettive, o se esse producono una reazione dell’ambiente sociale”.
Il fenomeno dei matrimoni interetnici trova spiegazione in diverse variabili che lo possono influenzare: variabili demografiche, socioeconomiche, politiche, culturali e religiose.
COLLET, Beate.
Antonio Perotti