È l’insieme dei criteri che permettono una definizione sociale dell’individuo o del gruppo, ossia che permettono di situarlo nella società. Per definizione, dunque l’identità sociale è piuttosto una identità attribuita (vedi identità). È l’identità consensuale data da una grande parte di altri individui o gruppi della società.
L’identità sociale è conosciuta dal soggetto che generalmente accetta e partecipa – soprattutto attraverso le sue affiliazioni volontarie – a questa definizione. SARTRE poneva nella sua globalità il problema dell’identità sociale collocando l’individuo in uno spazio umano esteso a tutti gli uomini: “Io mi situo, diceva, come Europeo in rapporto agli asiatici e ai Neri, come vecchio in rapporto ai giovani, come magistrato in rapporto ai delinquenti, come borghese in rapporto agli operai”.
L’identità sociale è la somma di tutte queste relazioni di inclusione o di esclusione in rapporto a tutti i gruppi costitutivi di una società (MUCCHIELLI Alex). Le società essendo generalmente gerarchizzate in strati, in ceti o statuti sociali, una identità sociale classifica automaticamente l’individuo o il gruppo nella gerarchia sociale. A ciascuna posizione sociale, legata all’identità sociale, corrisponde un insieme di diritti, di doveri, di risorse e di prescrizioni di comportamenti.
I processi di identificazione sociale, processi attraverso i quali ogni membro di una società reperisce senza molto rischio di errore l’identità di un altro membro – fanno parte del funzionamento del sistema culturale interiorizzato da tutti i membri di una stessa società. Questo sistema culturale interiorizzato contiene una griglia di decodifica/percezione fatta di modelli sociali, norme comportamentali, forme percettive complesse.
È appunto perché esistono i segni culturali dell’identità sociale che esistono le possibilità di frode e di dissimulazione della propria identità psico-sociologica, ad esempio, l’identità di facciata.
MUCCHIELLI, Alex.
Antonio Perotti