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TRASFERIMENTO FORZATO

Oltre ai rifugiati nel senso convenzionale del termine, vi sono circa cinquanta milioni di persone nel mondo (stima del 1997) che possono legittimamente essere qualificati di “vittime di trasferimento forzato”. Si tratta di persone “sradicate” che non beneficiano di alcune forme di protezione o di assistenza internazionale, la cui maggioranza resta all’interno delle frontiere del loro paese (circa 30 milioni). Molte di queste persone si trovano in regioni che non hanno conosciuto problemi importanti di rifugiati durante gli anni della guerra fredda: Asia centrale, Balcani, Caucaso e altre regioni dell’ex-Unione Sovietica.

Si tratta di un fenomeno complesso e multiforme per il quale gli analisti e le organizzazioni umanitarie usano oggi frequentemente concetti come “richiedenti l’asilo (asilanti)”, “espulsione massiccia”, “purificazione etnica”, “migrazione forzata”, “trasferimento di popolazione”, “rimpatrio involontario” o “ritorno imposto”. Sebbene esistono differenze importanti tra le caratteristiche delle persone vittime di queste diverse forme di trasferimento come tra le circostanze nelle quali essi si trovano, tutte queste persone hanno lo stesso bisogno di protezione e lo stesso diritto di essere trattati in maniera conforme ai principi umanitari e alle norme dei diritti dell’uomo.

Haut Commissariat des Nations Unies pour les Réfugiés, 1997

Antonio Perotti

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