








MOSTRE
I bambini palestinesi fotografano il
loro campo profughi.
La mostra è il risultato di un workshop di fotografia realizzato da un gruppo di studenti torinesi nell’estate 2010 nel campo profughi di Askar, in Palestina (in prestito d’uso).
Supervisione scientifica della Prof.ssa Ada Lonni
Venti bambini palestinesi usano per la prima volta una macchina fotografica digitale con cui fotografare il campo profughi in cui vivono.
La mostra nasce come risultato dell’incontro dei bambini con questo strumento nuovo nella loro difficile quotidianità. Un’occasione per non limitarsi a registrare ciò che li circonda, ma reinventare il loro campo profughi, il campo di Askar appunto.
La mostra è costituita da ventisette pannelli che ripercorrono i sei temi proposti durante il workshop, attraverso 43 fotografie scattate dai bambini: la natura è; sulla strada; i ritratti; la società è; i paesaggi; la libertà. L’obiettivo della macchina fotografica dei bambini si è allargato progressivamente dai piccoli oggetti della quotidianità al valore più importante per i palestinesi tutti: la libertà.
Mostra storico – documentaria che ha come
tema il mondo delle migrazioni femminili (in visione)
Curata da Ada Lonni e Mara Tognetti.
Fotografie di Emanuela Abbatecola e del Centro di documentazione polesano.
Le donne, ieri come oggi, hanno dimostrato una grande capacità progettuale e pratica, spesso in completa autonomia dagli uomini. I percorsi dell’emigrazione femminile, infatti, non sempre obbediscono alla stessa logica di quelli maschili: hanno tempi e sviluppi differenti, sono progettati, vissuti ed elaborati con una specificità di genere. Le influenze dell’economia e della cultura sono determinanti, ma i modi di porsi, di collocarsi, di interagire col gruppo di appartenenza e con la società di adozione hanno peculiarità che spesso rendono le donne di ieri e di oggi, più simili tra di loro di quanto lo siano uomini e donne di una stessa epoca.
Nei 30 pannelli di questa mostra rivive il fenomeno migratorio, visto dalla parte delle donne, che ha avuto come teatro l’Italia: gli esodi delle italiane ieri, gli arrivi dal Sud del mondo delle straniere oggi.
E’ una mostra che propone le foto di corpi
dipinti con mappe geografiche (in prestito d’uso).
Curata dal Primo Liceo Artistico di Torino.
Fotografie di Alessia Barucchi, Claudio Cravero, Marco De Osti Reynes, Mauro Raffini, Paolo Ranzani, Enrica Trevisano.
Un viaggio sui corpi dipinti di giovani ragazzi provenienti da varie parti del mondo, di colori diversi. Direttamente sulla loro pelle altri giovani, gli studenti del Primo Liceo Artistico, hanno dipinto cartine geografiche di ogni parte del pianeta.
Sei fotografi, infine, hanno ripreso e reinterpretato le immagini originali e curiose dei corpi dipinti. Sono immagini che richiamano simbolicamente lo strettissimo rapporto fra il viaggio e il corpo, fra lo sradicamento da luoghi familiari e conosciuti e il nuovo, l’ignoto, che muta abitudini, li trasforma, non li restituisce uguali a se stessi. Cartine geografiche e corpi umani, simboli vicini e sconosciuti, persone di provenienze differenti che si scontrano, si incontrano e si influenzano reciprocamente.
Mostra che ripercorre la storia della scrittura
in ogni parte del mondo (in visione).
Curata da Giovanni Lussu, Antonio Perri, Daniele Turchi.
Fotografie dell’Associazione italiana progettazione per la comunicazione visiva.
La mostra è nata nell’ambito del progetto Biblioteche multiculturali del Comune di Roma, presentata al Museo del Folklore di Roma dal 9 ottobre al 5 novembre 1997.
E’ stata concepita in vista del soddisfacimento di un’esigenza generale: dare un’immagine il più possibile vasta, completa e non etnocentrica del complesso panorama di sistemi grafici utilizzati dalle culture umane per fissare i contenuti delle loro lingue.
La mostra prende innanzitutto in esame i codici grafici come testimonianze di una memoria e il rapporto tra oralità e scrittura – disegno, e ancora ripercorre le diverse aree geografiche: scrittura cinese e giapponese, altre scritture asiatiche; scritture americane autoctone, scrittura araba, africana…
La mostra presenta i manifesti antirazzisti
(in prestito d’uso).
La mostra presenta i manifesti antirazzisti prodotti da tante classi di scuole torinesi in occasione di un concorso bandito nel 1997, l’anno europeo contro il razzismo proclamato dall’Unione Europea.
Nella scuola si sono verificate in questi anni le esperienze più importanti di incontro, conoscenza e dialogo interculturale, grazie all’impegno continuo e faticoso di educatori, insegnanti e dirigenti scolastici. Per questo è stato significativo il lavoro preparatorio e la riflessione che i ragazzi hanno potuto fare sul razzismo, sul fenomeno migratorio e sui valori che stanno alla base della civile convivenza.
Oltre a circa 20 manifesti sono stati realizzati dai ragazzi una serie di elaborati scritti, il tutto è stato documentato in un catalogo della mostra.
Mostra che ripropone un’immagine
multietnica della Francia vista dagli allievi di
un’Accademia di Arti Grafiche (in prestito d’uso)
Curata da Michel Bouvet ed esposta nel 1998 (31 ottobre – 31 dicembre) dal Musée d’Historie Contemporaine di Parigi.
La mostra, presenta i manifesti realizzati dagli allievi dell’ ESAG/Penninghen di Parigi sul tema dell’immigrazione in Francia nel XX secolo. Con l’immediatezza e la semplicità tipica degli studenti la Francia e tutte le sue popolazioni vengono rappresentate in circa 60 pannelli.
Luoghi reale e simbolici del cambiamento
(in visione)
Mostra storico – documentaria che ha come tema il cantiere, luogo reale e simbolico di trasformazioni profonde in ogni società plurale; i cantieri e l’immigrazione infatti sono un binomio pressoché indissolubile.
Curata da Ada Lonni.
Fotografie di Fondazione Sella e M.D’Ottavio.
Ogni società in crescita, luogo di importanti processi d’immigrazione, deve impegnarsi in opere di costruzione reali (case, sovrastrutture…) e simboliche (pensiero, mentalità, identità nuove) per offrire spazio all’incontro.
In ogni realtà d’immigrazione inoltre i nuovi arrivati trovano nei cantieri edili la prima collocazione lavorativa. I cantieri sono quindi lo specchio delle società che cambiano: con il cantiere si costruiscono edifici, si stabiliscono relazioni tra persone di provenienze diverse, ci si conosce, si impara a stimarsi. È la società di domani che prende forma attraverso persone che convivono in uno spazio reale di costruzione e che condividono obiettivi comuni, speranze, desideri, cercano aggiustamenti indispensabili alla convivenza civile.
Nel cantiere non si perde l’identità, non ci si assimila, ma si costruiscono identità nuove. Dai cantieri nasce il nuovo attingendo a piene mani dal vecchio (risorse umane, esperienze, idee, modelli culturali). Dal cantiere nascono nuove costruzioni materiali ma soprattutto nuove costruzioni sociali, quelle delle persone che tra loro stabiliscono quotidianamente relazioni di reciprocità. Anche Torino non è esente da questo fenomeno di costruzione di nuovi “segni” nelle cose di domani.
Mostra realizzata all’interno delle
Comunità rom residenti sul territorio di Torino e Provincia.
Fotografie di Davide Scagliola per il progetto “Rom cittadini d’Europa”.
Il progetto “Rom cittadini d’Europa”, finanziato dal Fondo Sociale Europeo nell’ambito dei progetti Equal II fase, ha come obiettivo principale l’accompagnamento al lavoro rivolto alle popolazioni di rom e sinti dei territori di Torino e dell’Area Metropolitana.
Questo attraverso un percorso che preveda l’attuazione di diverse tappe che favoriscano il mantenimento del percorso stesso, incentivando la motivazione al lavoro, spesso scarsa nei beneficiari finali e l’apprendimento di pratiche che facilitino l’ingresso nel mondo del lavoro. Oltre che l’accompagnamento al lavoro dipendente si offre la possibilità, attraverso consulenze con esperti del settore, di poter agire o regolarizzare un’attività indipendente.
Il progetto di prefigge come obiettivo finale anche quello di incidere sulla discriminazione socio-economica culturale a cui spesso queste popolazioni sono soggette attraverso eventi, che permettano alla cittadinanza di avvicinarsi e iniziare a conoscere la cultura romani, con la consapevolezza che tra le prime cause della discriminazione ci sia spesso l’ignoranza e la disinformazione.
Questa mostra, progettata e realizzata con questo scopo, vuole essere uno strumento visivo e quindi più immediato di avvicinamento e conoscenza.
Il progetto ha come scopo quello di lasciare in eredità delle buone prassi che siano replicabili in future strategie di intervento rivolte ai rom e sinti.
Destinatari
Classi di scuola media superiore che svolgono i laboratori presso il Centro e che, in un secondo momento, intendono continuare il discorso presso le loro sedi, ma anche insegnanti (delle medie inferiori e superiori) o gruppi di ragazzi diversamente aggregati che desiderano avviare un percorso autonomo nella propria scuola, ente o associazione.
Descrizione
Il Centro Interculturale mette a disposizione le valigie-paese Balcani, Guatemala e Maghreb, che contengono oggetti e tracce di percorsi didattici per lavorare in classe (scuola media inferiore o superiore) o in vari contesti aggregativi con ragazzi.
Nello specifico, ogni valigia contiene:
Periodo, giorni e orari
Su prenotazione
Le valigie sono consigliate in prima battuta alle classi che hanno già svolto uno dei laboratori presso il Centro o ai gruppi che intendano, al fine di svolgere percorsi interculturali autonomi, prendere in prestito d’uso una o più valigie per la durata di un mese, previa richiesta scritta e prenotazione indirizzata alla Biblioteca del Centro Interculturale.
Informazioni
Biblioteca del Centro Interculturale:
tel. 011/442.97.52 – fax 011/442.97.29
Dipartimento Cultura, Sport, Grandi Eventi e Promozione Turistica
Divisione Cultura, Archivio, Musei e Biblioteche
Servizio Attività Culturali
Centro Interculturale
Corso Taranto 160, Torino - Tel. 011.4429700 - Fax 011.4429729